Il termine pietra runica indica tipicamente un tipo di grossa pietra sollevata da terra con disegni ed iscrizioni runiche, ma il termine può anche applicarsi a rocce e massi. La tradizione delle pietre runiche inizia nel IV secolo, con una gran parte di pietre erette nel tardo periodo vichingo per terminare infine nel XII secolo. La maggior parte delle pietre si trova in Scandinavia mentre alcune altre sono nei luoghi dove gli uomini del nord arrivarono durante i viaggi e le esplorazioni dell’Era Vichinga.
Queste pietre commemorative, che spesso narrano le gesta di uomini ed eroi caduti in battaglia, erano in origine sorprendentemente colorate, come testimoniano i resti di pittura nelle incisioni, anche se il tempo purtroppo le ha sbiadite.
La tradizione è citata sia nella Saga di Yngling che nell’Havamal:
“Per gli uomini importanti si dovrebbe erigere un tumulo alla loro memoria, e per tutti gli altri guerrieri che si sono distinti per la loro umanità una pietra eretta, questa usanza rimase ben oltre il tempo di Odino”…Sonr er betri, þótt sé síð of alinn eftir genginn guma; sjaldan bautarsteinar standa brautu nær, nema reisi niðr at nið.
Oggi la maggior parte delle pietre Runiche è dipinta con colore rosso “falu” per evidenziarne le incisioni, la scelta del colore rispetta pienamente lo stile originale.
“Fa” in norreno significa dipingere ed era l’antica parola usata per dire “scrivere le rune”: cioè “Fahido”. Anche Odino nell’Havamal recita: “Così io scrivo e coloro le rune” e Gudrun nel poema Guðrúnarkviða II recita: “Nella coppa c’erano rune di ogni tipo, scritte e colorate di rosso, non ho potuto leggerle”.
In alcune pietre runiche le iscrizioni stesse dichiarano che in origine le rune erano dipinte: una pietra nel Södermanland dice: “Qui staranno queste pietre, dipinte in rosso con le rune”; un altra recita: “ Ásbjörn ha inciso e Ulfr ha dipinto.”
In alcuni casi i colori originali si sono conservati insolitamente bene, specialmente quando le pietre sono state prese e usate come materiali da costruzione non molto tempo dopo che erano state erette e dipinte. Abbiamo un bell’esempio nelle pietre di Ardre che sono state trovate nel pavimento della chiesa omonima nel Gotland.
I colori più utilizzati erano, ocra rossa, ferro rosso, grigio cenere, calcio carbonato e altre terre che venivano mescolati con grasso e acqua. I Vichinghi inoltre importarono anche altri colori come ferro bianco, verde malachite e blu azzurrite dal continente. In alcune saghe è descritto l’uso di sangue per colorare le rune: in quella di Grettir la Völva Þuríðr incide rune nella radice di un albero e le colora con il proprio sangue per uccidere Grettir; nella saga di Egils Egill Skallagrímsson intaglia le “rune della birra” in un corno per bere e le dipinge con il suo stesso sangue per accertarsi che la bevanda sia avvelenata.